martedì 22 ottobre 2013

Recensione di L'anima Vola, il nuovo album di Elisa


Il 15 ottobre é uscito L'anima vola, ottavo album in studio di Elisa. Come si vede dal mio primo post è uno degli artisti che han fatto da colonna sonora ai miei ultimi 15 anni, perciò le aspettative erano alte. Quattro anni da Heart e tre da Ivy, questo é il primo disco interamente in italiano. Per cui la Toffola aveva un compito arduo, avendo toccato con la nostra lingua i punti più bassi della sua carriera (imbarazzanti Gli ostacoli del cuore e il duetto con Sangiorgi). Appresa la news ho storto il naso, pensando alla solita imposizione della casa discografica, più tesa alle vendite che altro. Ma ho cercato di allontanare i pregiudizi e pensare che Elisa in ogni caso cerca di far sempre qualcosa di diverso. Poi alla notizia della collaborazione con Davide Rossi, che ha curato gli archi per Viva la vida dei Coldplay, beh, mega attesa. Il singolone L'anima vola non ha deluso: un buon testo e una musica che trasporta in un'altra dimensione.
Per il resto, il disco come si comporta?
Si apre con Lontano da qui e il primo pensiero è stato: è Cristina D'Avena? Perchè pare la sigla di un cartone. Con gli ascolti il brano è però cresciuto, un buon apripista che ti porta lontano da qui e ti ci tiene per tutto l'album. Mi fa pensare a Pronto a correre di Mengoni. E il bridge nonostante una frase un po' così (è strana la legge che ci colpisce, buffa la spada che ci trafigge) mi porta ad Ironic di Alanis Morissette.
Pagina bianca potrei averla scritta io, tanto mi ci rispecchio. Ricorda le produzioni che Elisa ha curato per il cd di Francesca Michielin. E vocalizzi un po' pausiniani, ma si sopportano. Bello il bridge piano e voce. Singolo? Segue Un filo di seta negli abissi, che sale nell'olimpo dei capolavori elisiani. Ottimo testo, che parla di rapporti finiti, e se si voglia ricucire il filo rotto.
Maledetto labirinto si apre con una musica anni '80 così così e delle strofe che neanche la Pausini, ma il ritornello Coldplayesco è il più martellante del disco: singolo!
E scopro cos'é la felicità, con comparsata finale di Tiziano Ferro, è il brano meno riuscito. Una dedica scritta da lui alla figlia di lei, un po' lagnosa e ripetitiva. Tiziano la canta comunque meglio
di lei, troppo monotona nell'interpretazione. Temo sarà singolo, visto l'incontro tra i due.
Secondo brano dedicato alla maternità anche in questo caso scritto da un altro, Ligabue. Ecco, dopo quel cesso di canzone che era Gli ostacoli del cuore, avevi i più grandi timori. Ma mi son ricreduto. Ottimo brano, quasi commuove, che parla del lasciare andare un figlio nel mondo. Qualcuno potrebbe considerarlo una lagna ma merita.
Specchio riflesso fa risalire il ritmo, un ottimo testo con un ottima musica. Un po' strano il fraseggio nel ritornello ma bell'uso della voce.
Ancora qui è presentata in una versione rivista, anche se non troppo diversa da quella inclusa nella Django Unchained ost. Si apre sulle note di Per Elisa, omaggio di Morricone, e sebbene per me esuli un po' dal sound del cd, è insieme al primo singolo il brano migliore. Commuove, sembra una mano che ti strappa il cuore dal petto, con questa voce su una musica scarna, diversamente dagli arrangiamenti a volte eccessivi del resto del disco. L'avrei però messa come ultima canzone o bonus track.
Segue Non fa niente ormai, già sentita settimane fa. Un mood sorretto da dolci archi che ti rapisce, molto Sigur Ròs, soprattutto nella parte finale (Hoppipolla vibes). Mi sarebbe piaciuto qualche brano in più come questo, che torna a parlare di maternità ed ha uno dei testi più semplici ma commoventi.


Chiude Ecco che, scritta con Giuliano Sangiorgi (anche qui grandi paure) e sarà il secondo singolo. Purtroppo, non perchè sia brutta, anzi, ma c'è di molto meglio. Si sente con è del tutto sua.
Insomma, son partito con grandi pregiudizi, un po' confermati al primo ascolto, ma superati coi successivi. Penso che capolavori quali Then comes the sun e Lotus non torneranno, almeno per ora, Elisa è una mamma e una donna, matura, e più consapevole anche del suo sound. Di poco inferiore ad Heart ma certo meglio di Ivy e Pearl days ha il pregio di essere molto omogeneo nel sound, con arrangiamenti che forse a volte mascherano un po' la voce, ma che creano un viaggio uniforme da inizio a fine (cosa che per esempio mancava in Heart). Ma ciò non lo rende monotono, anzi. Non si discosta di molto dal pop italiano di adesso (sebbene chi paragona questo disco alle ultime cose di Pausini e Giorgia non l'ha ascoltato), ma mantiene sempre un occhio verso qualcosa di internazionale. Forse avrei voluto una presenza più incisiva di Davide Rossi. E altro pregio è l'avere solo 11 brani. Perchè facilmente in album più lunght (come Heart) si trovano sempre dei fillers, qui invece le ascolti tutte senza skip.
Insomma, io spero in un ritorno all'inglese, semplicemente perchè scrive meglio che in italiano e la trovo una lingua più musicale, e magari in qualche versione inglese dei brani di quest'album, ma L'anima vola è un signor disco, che mostra come dopo 15 anni Elisa abbia ancora tanto da dare e cerchi di rinnovarsi sempre. Ed è questo quello che amo di più di lei.

Brani migliori: L'anima vola, Ancora qui, Non fa niente ormai
Brani peggiori: E scopro la felicità, Ecco che
Singoli: un filo, Pagina bianca, Labirinto




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